Tutte Le Famiglie Sono Psicotiche by Douglas Coupland

Tutte Le Famiglie Sono Psicotiche by Douglas Coupland

autore:Douglas Coupland [Coupland, Douglas]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fiction, General
ISBN: 9788876382086
Google: CpgYhFKRPKkC
editore: Isbn Edizioni
pubblicato: 2012-09-15T22:07:18+00:00


I tre Drummond nel furgone arancione si diressero verso Kissimmee. C’era molto traffico, e in più persero quasi mezz’ora alla barriera del pedaggio nel tentativo di mettere insieme abbastanza spiccioli per pagare un dollaro e venticinque. La pelle di Bryan stava assumendo l’inquietante colore rosa intenso di un chewing-gum, e Ted picchiò l’alluce senza scarpa contro la portiera proprio dopo aver trovato l’ultimo centesimo. Quando arrivarono a Kissimmee, le ombre dei cipressi locali, dei pompelmi e delle palme Washington si stavano allungando. I tre erano stanchi, nervosi e privi di qualunque piano per localizzare Shw. Wade guardò la casa opulenta di Ted, presa a prestito da un amico, e gridò: «Viva Las Vegas!».

«Sta’ zitto. È gratis.»

Nell’atrio c’era una fontana: un lucido e arricciolato virtuosismo in ottone. Un cupido pisciava uno zampillo d’acqua, regalando alla scena gli effetti sonori.

«Quando torna Nickie?» chiese Bryan.

«Che diavolo ne so. Spero solo che non sia in giro a spendere soldi.»

Bryan andò di sopra per mettersi a mollo in un bagno rinfrescante. Ted andò a cambiarsi. Wade diede un’occhiata al frigo: un pacco formato famiglia di quarantotto würstel e un barattolo da quattro litri di salsa. Non sapevo neppure che facessero dei barattoli così grossi. Gli venne un attacco di fame. Infilò sei würstel nel microonde, aprì una busta di tortilla chips e le intinse nel barattolo di salsa. Il microonde emise un ting e Wade afferrò i würstel, mandandoli nello stomaco solo parzialmente masticati. Era molto che non si sentiva affamato, e si godeva il piacere di mangiare.

Sentì l’acqua che scorreva e i rubinetti che borbottavano, al piano di sopra. Ormai sazio, si sedette su una sedia, mentre Ted entrava in cucina. «Ho bisogno di un whisky. Ne vuoi uno anche tu?» tirò fuori una bottiglia da una credenza. «A volte controllo ancora che non ci siano topi dentro, deficiente.»

«Dobbiamo andare in albergo. Devo prendere le mie pillole.»

«Rilassati. Ci saremo presto. Spero che quella pazza di Shwoo o come diavolo si chiama abbia lasciato una traccia in albergo. E che non abbandoni la macchina in qualche palude.»

«Papà, se non prendo le mie pillole finirò per vomitare più di prima.»

Ted lo fissò. Wade sentì che quella era la prima volta che il padre riconosceva la sua malattia, a un livello da adulto. «Va bene. Chiamo Bryan e andiamo. Dopo dovremmo anche passare al pronto soccorso, per vedere se gli danno un unguento per la pelle. Sembra un maiale allo spiedo.» Ted fece per uscire, ma si voltò. «Non dovresti richiamare quel crucco, Florian?»

Wade guardò l’orologio. «Buona idea. Dovrebbe essere sulle spine, ormai.» Compose il numero e gli rispose di nuovo la donna annoiata, ma pochi secondi dopo cadde la linea, e non riuscì a richiamare. «Succede spesso» disse. «Le Bahamas sono collegate agli Stati Uniti con una lenza da pesca e una scia di avidi desideri.»

Bryan scese giù, così rosa che Wade si chiese perché i bianchi venissero chiamati bianchi. Andarono subito al Peabody, e appena entrarono nella stanza Ted avvertì il profumo di Nickie. «Ma che diavolo.



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